Ho paura e mi sento sola.
Le stesse sensazioni, per quanto possa sembrare paradossale, che ho provato durante il mio viaggio di nozze in Tibet.
Cristian, non me ne vorrà. So che anche lui ha provato emozioni simili.
Il Tibet è una terra magica, spietata, che può rapirti per sempre. Mai come fuori Lhasa, a Shigatze in particolare, mi sono sentita persa ed ho avuto la certezza di non farcela per i troppi stenti (io e Marito abbiamo perso 5 kg abbondanti a testa in 20 giorni!).
Oṃ Maṇi Padme Hūṃ è il mantra che in Tibet si ritrova ovunque: inciso sulle rocce, scolpito nelle pietre votive che i viandanti depongono sui caratteristici muri di preghiere e dipinto sulle bandiere, chiamate chattar, che sventolano su ogni passo.
Tra il popolo tibetano vi è un detto famoso, secondo cui Avalokiteshvara è talmente presente che ogni bambino in grado di pronunciare la parola «mamma» può anche recitare l’ Oṃ Maṇi Padme Hūṃ.
Oṃ Maṇi Padme Hūṃ significa che è necessario integrare e unire l’energia maschile e femminile per raggiungere lo stato di Illuminazione espresso dalla Oṃ.
Letteralmente, il mantra può essere tradotto in «Salve o Gioiello nel fiore di Loto». Il suo significato è fortemente simbolico al di là della sua traduzione letterale, e viene raccomandato in tutte le situazioni di pericolo o di sofferenza o per aiutare gli altri esseri senzienti in condizioni di dolore.