Da qualche giorno ho un’immagine fissa in testa: un albero ricoperto di fazzoletti votivi che ho visto nei pressi di Ürgüp, in Cappadocia.
Ricordo di esserne stata molto colpita. Ricordo di aver percepito la forza che quel pocopiùdiunarbusto emanava, di aver sentito il carico di speranze che i suoi rami sorreggevano.

Per associazione, credo, mi sono tornati in mente anche gli arbusti visti in un tempio di Tokyo ricolmi di propositi per il nuovo anno e le piante ricoperte di regali e voti per i Buddha visti in Tibet.
Ricordo di aver pensato di lasciare all’ingresso del Jokhang di Lhasa la mia spilla delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 (e ora mi pento di non averlo fatto, perchè una parte di me sarebbe ancora là).

Recentamente ho iniziato a curare il mio albero delle relazioni, potando rami secchi (di cui, però, era quasi impossibile fare a meno), dando nuovo vigore ai rami sani, aiutando a crescere i germogli.
Mi domando: chissà se avrò il pollice verde?