Patrizio Roversi al MUSE di Trento

Incontro Patrizio Roversi, noto conduttore televisivo, oltrepassata la mezzanotte del primo giorno di apertura del MUSE, il nuovo museo delle scienze di Trento.

Siamo ancora entrambi distratti dagli echi finali dello scenografico spettacolo di video-mapping, che ha proiettato sulle pareti dei MUSE immagini ed animazioni in 3D illustrative dei contenuti del museo, ma Roversi si presta volentieri alle mie domande.

In primo luogo, vista la location dell’intervista nella prestigiosa sede del MUSE, non posso che chiedere a Roversi quale sia il suo rapporto con la scienza.

Mi approccio con grande curiosità alla scienza, desideroso di colmare le lacune derivanti da una formazione scolastica del tutto umanistica. Così nei miei programmi di intrattenimento, Velisti per Caso ed Evoluti per Caso in particolare, ho cercato di dare il più ampio spazio possibile a studiosi, scienziati e studenti di svariate università italiane, affinchè utilizzassero il periodo a bordo di Adriatica per approfondire e conseguentemente illustrare in maniera divulgativa al pubblico le tematiche oggetto di studio nei loro atenei.

Sempre nell’ambito delle celebrazioni per il MUSE, nella conferenza-spettacolo “Il DNA incontra Facebook” Patrizio Roversi indaga con Sergio Pistoi, autore dell’omonimo libro, il ruolo dei social network nella condivisione delle informazioni genetiche. In che termini per Roversi i nuovi media possono essere utili per la scienza?

Facebook può avere un ruolo fondamentale per la scienza: ne è esempio lampante quella che sinora è semplicemente poco più che una moda in voga in America, cioè quella di utilizzare come profilo sui social il proprio codice genetico. Il social networking genetico, oggi agli inizi, sta assumendo tuttavia i contorni di un fenomeno di massa destinato a pervadere la nostra vita quotidiana e a cambiare il modo stesso di relazionarci con gli altri: se debitamente informati, grazie ad un semplice strumento mediatico potremmo guardare nel nostro patrimonio genetico e ottenere informazioni sul rischio futuro di malattie, sulla tolleranza ai farmaci, sulle nostre origini genealogiche ed etniche e condividere questi dati in rete, creando immense banche dati utili al progredire della scienza.

Che ruolo hanno per Roversi i social media nel mondo dei viaggi?

I social media hanno rivoluzionato radicalmente il modo di viaggiare delle nuove generazioni e non solo. Con la nascita di blog e degli strumenti annessi, che mettono a disposizione di chiunque interessato la propria esperienza di viaggio, il mondo è di fatto diventato più accessibile. Ma questo ampliamento degli orizzonti, di per sè molto interessante, può comportare anche rischi, specie se ci si affida nell’organizzazione di un viaggio solo a queste risorse, e anche compromettere l’essenza stessa dell’esperienza che per me rimane sempre immergersi nel tessuto locale.

Che cosa ha capito del mondo Roversi facendo, come cita in un suo libro di successo, il turista per caso?

Il mondo, per quanto magnifico nelle sue diversità, è un cortile in cui ogni singola azione ha un riscontro a livello globale.

Infine una domanda ironica: quale la barzelletta o il modo di dire più divertente che Roversi ha sentito dire nei suoi viaggi?

In una semplice battuta si può nascondere una grande verità. Per sottolineare le origini elitarie degli abitanti di Buenos Aires, gli altri argentini sono soliti dire che gli uomini discendono tutti dalle scimmie tranne i Porteños che scendono dagli aerei. In questa battuta si riassume il grande valore che può avere l’ironia nello smorzare tensioni e differenze culturali tra i popoli.