Warhol era solito dire: “Non ti preoccupare, non c’è niente che riguarda l’arte che uno non possa capire”. E ancora “La bellezza è in tutto, basta saperla cogliere”.
Per capire i lavori di Warhol esposti al Palazzo Reale di Milano basta in effetti guardarli: non hanno significati filosofici, non vogliono essere denunce sociali, ma semplicemente rappresentazioni di tutto ciò che è divenuto celebre, che è bello anche nella sua semplicità. Affascinato dall’idea che un semplice oggetto come una bottiglia di Coca Cola così come un individuo o un’opera d’arte potessero diventare miti, Warhol pone sullo stesso piano icone come Marilyn Monroe e Liz Taylor, la scatola della zuppa Campbell, la Coca Cola, le scatole di detersivo Brillo, creando uno stretto ed originale connubio tra fama e familiarità.
Peter Brant,amico stretto di Warhol, del quale iniziò a collezionare opere nel 1967 quando acquistò un disegno di lattine di zuppa Campbell esposto a Milano, ha portato a Palazzo Reale una mostra eccezionale per completezza, in cui c’è tutta la Pop Art che ci si aspetta: le lattine di Campbell’s Soup, le bottiglie di Coca-Cola argentate, le scatole di Kellogg’s Corn Flakes e di Ketchup Heinz, le serigrafie di Mao, quelle di Liz Taylor, quelle di Marilyn (compresa la Shot Light Blue Marilyn, che in mezzo alle sopracciglia conserva il segno del proiettile sparato dall’artista Dorothy Podber).
Ci sono le 30 Gioconde dell’opera Thirty are better than one, la serigrafia dipinta dei 192 biglietti da un dollaro, quella delle Dodici sedie elettriche e ancora molti lavori delle coloratissime serie dei Flowers e degli Skulls, oltre ai Disasters, ai grandi dipinti della serie Oxidation Paintins, per finire con diverse versioni pop dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.
Oltre che per completezza delle opere esposte (la mostra copre tutto l’arco della produzione di Warhol dagli anni ’50 agli anni ’80), l’esposizione di Milano è unica anche perchè permette di conoscere attraverso gli occhi di un amico un Warhol più intimo, soggetto di ironici autoritratti in fototessera e al contempo autore di una consistente serie di ritratti in polaroid di personaggi famosi, sino ad ora inediti in Europa.
Che dire di più? Affrettati, hai ancora tempo un paio di giorni per i tuoi quindici minuti di celebrità!
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[…] Osservando il percorso compiuto da LaChapelle negli ultimi 30 anni, il visitatore potrà scoprire il rapporto privilegiato, a tratti quasi maniacale, che l’artista ebbe nei primi anni della sua brillante carriera con le riviste e la pubblicità, dove icone della moda e dello star system, come Uma Thurman, Madonna, Michael Jackson, David Bowie, Andy Warhol, solo per citarne alcuni, sono la materia grezza da cui LaChapelle trae l’ispirazione per le sue opere, dando del mondo una rappresentazione per immagini stereotipata, influenzata senza dubbio dalla generazione di giovani artisti che si formò alla Factory di Andy Warhol. […]