Sabato ho partecipato al Torino Pride, un evento dal forte valore commemorativo e al tempo stesso festoso.
Il Torino Pride ha voluto infatti essere in primo luogo un momento di ricordo della cosiddetta “rivolta di Stonewall”, che 45 anni fa, il 28 giugno 1969, sfociò in una serie di violenti scontri fra la comunità omosessuale e la polizia a New York a seguito dell’ennesima irruzione violenta e immotivata della polizia in un bar gay in Christopher Street (nel Greenwich Village) chiamato Stonewall Inn.
Gli scontri di Stonewall hanno dato il via al movimento di liberazione lesbico, gay, bisessuale e trans moderno in tutto il mondo e in seguito a tale rivolta negli USA il 28 giugno è stato scelto come data della “Giornata mondiale dell’orgoglio “LGBT” o “LGBT Pride”.
Gli organizzatori del Torino Pride hanno in ogni caso anche voluto rivendicare come valore positivo l’aspetto folcloristico e carnevalesco della parata. Come durante il carnevale, unico momento dell’anno in cui, fin dall’antichità, tutti gli esseri umani sono considerati uguali, anche durante la grande festa di sabato 28 giugno tutti i partecipanti si sono sentiti liberi di prendersi gioco dei potenti con scherzi e atteggiamenti trasgressivi, celati dal mascheramento e dal travestimento.
Insomma, un’occasione festosa, chiassosa, coloratissima ed eccessiva per ricordare dati che dovrebbero fare riflettere ogni cittadino italiano. La ILGA Europe (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Iintersex Association) nel suo rapporto 2013 assegna all’Italia nel ranking dei diritti un 19% contro il 77% del Regno Unito. Non è solo di questione di leggi inesistenti: viviamo in un paese ancora assurdamente omofobo, tanto che sul piano dei diritti siamo avvicinabili a paesi quali Turchia e Bulgaria.
E non si tratta “solo” di diritti riconducibili al proprio orientamento sessuale: abbiamo sfilato per rivendicare il diritto alla diversità in ogni sua accezione, all’autodeterminazione di scelte, orientamenti e caratteristiche personali, in altre parole per il diritto di ognun@ di noi di vivere la propria vita come meglio crede, se questo non sortisce effetti negativi diretti e/o indiretti sul gli/le altri/e perché, come recitava lo slogan del Torino Pride “La diversità è un diritto, l’uguaglianza è un dovere”.
E io sono molto orgogliosa di esserne stata partecipe.
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